Sta facendo enormemente discutere, e non poteva essere altrimenti, lo studio del dipartimento di analisi dell’Università di Rochester di New York pubblicato sul sito del noto quotidiano The Independent e dedicato alla relazione tra il cervello umano e l’esistenza di Dio. I risultati dello studio infatti dicono che gli atei sono più intelligenti di chi ha una qualche fede religiosa.
Molti studi sembrano confermarlo
La ricerca della squadra del professor Miron Zuckerman, che si è avvalsa di tre psicologi che hanno condiviso la definizione di intelligenza (“intelligenza è la capacità di ragionare, pianificare, risolvere i problemi, pensare astrattamente, comprendere idee complesse, imparare in fretta, e imparare dall’esperienza”) ha comparato più di 60 (63 per la precisione) studi sul tema verificando che ben 53 giungono alla medesima conclusione, e cioè che le persone religiose sono meno intelligenti dei non credenti.
Lo studio che mette insieme tanti studi
Pubblicato sulla prestigiosa “Personality and Social Psychology Review“, lo studio del professor Zuckerman prende in esame molte ricerche effettuate negli ultimi 90 anni, in molte università del mondo, su migliaia e migliaia di “cavie”. La più “antica” iniziò nel 1921 per proseguire per anni su 1.500 persone che da piccole avevano un quoziente intellettivo superiore a 135, bambini superdotati insomma: questi bambini, seguiti poi per decenni fino alla vecchiaia, avevano mostrato un più basso – molto più basso – livello di credenza religiosa. Le analisi comparate, di cui appunto solo 10 su 63 dicono che il credente è più intelligente dell’ateo, hanno fatto desumere all’équipe dell’Università di Rochester la seguente equazione: è più probabile che i bambini più intelligenti si allontanino dalla religione.
E voi cosa ne pensate?
Dott. Emilio Alessio Loiacono (Medicina Online)