Il 40% del pianeta è coperto da ghiacci e manti nevosi, un sistema di raffreddamento che si sta rompendo sulla spinta dei cambiamenti climatici: a denunciarlo, in vista della Cop 21 di Parigi, è il report “Ghiaccio bollente” del Wwf. Pagine in cui il Panda mette in fila una mole impressionante di dati, che delinea una chiara visione planetaria sulla riduzione dei ghiacci del pianeta, e i suoi effetti su specie e uomo. Il problema non è infatti così remoto come sembra: dal ghiaccio del pianeta dipendono risorse idriche, mitigazione del clima, equilibrio degli oceani, emissioni di gas serra. Il tasso di decrescita dell’estensione della superficie ghiacciata marina nell’Artico, secondo il quinto rapporto dell’Ipcc, è tra il 3.5 e il 4.1% per ogni decennio. La massima estensione raggiunta nel marzo 2015 è stata di 14.280 milioni di km quadrati, la più bassa delle estensioni invernali mai registrate dalle rilevazioni satellitari. A questo ritmo, prima della metà del secolo il mare Artico sarà praticamente privo di ghiacci nei mesi estivi. Anche il continente di ghiaccio, l’Antartide, si è riscaldato di circa 3°C negli ultimi 50 anni: in questo arco di tempo l’87% dei suoi ghiacciai si sono ritirati e ben 9 piattaforme di ghiaccio hanno subito un significativo collasso.
Guardando ancor più vicino a noi, il ‘terzo polo’ freddo della Terra – ovvero i ghiacciai cosiddetti ‘alpini’ (Alpi e Himalaya, Patagonia, Alaska, ma anche Caucaso e Urali, Kilimangiaro e Ruwenzori in Africa, etc.) – vede una riduzione fino al 75%, in particolare quelli sotto ai 3000 metri: sulle nostre Alpi si è passati dai 519 kmq del 1962 agli attuali 368 kmq, il 40% in meno. I ghiacciai alpini sono il serbatoio di acqua dolce durante le stagioni estive e secche, dunque fondamentali per agricoltura e industria. Se scompaiono, i danni ai sistemi economici e sociali che hanno per protagonista l’uomo non potranno che esserne danneggiati, direttamente o meno. Meno ghiaccio, infatti, significa anche più acqua.
Lo scenario peggiore per l’Ipcc al 2100 prevede un innalzamento del livello dei mari da 52 a 98 centimetri. Le ripercussioni sulle società umane sarebbero enormi: attualmente, il 60% della popolazione si trova concentrato sulle zone costiere del mondo entro i 100 km dalla costa. Moltissime città potrebbero essere sommerse per l’innalzamento dei mari e gli eventi estremi, in particolare quelle costiere. Tra le grandi città a rischio ci sono Miami, New York, Shangai, Bangkok, Mumbai, Londra, Amsterdam, Alessandria d’Egitto. Il 70% delle coste del mondo subirà forte modificazioni . L’innalzamento dei mari , dovuto alla fusione dei ghiacci, e l’aumento degli eventi meteorologici estremi, minaccia i 360 milioni di abitanti delle grandi metropoli costiere. Il 70% delle coste mondiali rischia di venire sommerso.