“Alla ricerca di vita altrove, questo sistema è da oggi la nostra migliore scommessa”, sintetizza uno degli autori della scoperta, Brice-Olivier Demory, professore alla University of Bern’s. La scoperta apre nuovi scenari per la ricerca della vita nell’Universo. Sono stati individuati dai telescopi intorno a TRAPPIST-1, una stella nana rossa nella costellazione dell’Acquario, e si trovano nella cosiddetta fascia di abitabilità, e potrebbero quindi ospitare acqua allo stato liquido, ingrediente fondamentale per lo sviluppo della vita.
“Il gemello della Terra non è mai stato così vicino: dopo i tanti annunci degli anni passati sulla scoperta di pianeti simili al nostro, averne visti sette in una volta apre una prospettiva completamente nuova. “In passato ci sono stati più volte annunci su possibili gemelli della Terra, ma adesso ci si sta avvicinando molto di più”, dice all’Ansa l’astronomo Silvano Desidera, dell’osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). “È una bella scoperta”, ha aggiunto, e “incoraggia la ricerca di pianeti in grado di ospitare la vita”. L’esistenza di un sistema solare come quello della stella Trappist-1 conferma infatti che “pianeti piccoli simili alla Terra sono abbastanza frequenti, anche attorno a stelle molto diverse dal Sole”.
Trappist-1 è una stella molto più piccola e meno luminosa del Sole: la sua massa è pari a un decimo rispetto a quella della nostra stella e la sua luminosità pari a solo 5 decimillesimi. I pianeti, inoltre, sono molto più vicini tra loro di quanto non lo siano i pianeti del nostro Sistema Solare. Compiono un’orbita completa intorno alla loro stella nell’arco di una manciata di giorni. Vale a dire che il loro anno vola: va dalla durata minima di un giorno e mezzo a un massimo di 12,3 giorni. Proprio questo essere così tanti e “impacchettati”, stretti vicino alla loro stella, “ha permesso di caratterizzarli tanto bene”, ha osservato Desidera. Osservandoli transitare così numerosi contro il disco della loro piccola stella è stato possibile vedere le piccole perturbazioni che ciascun pianeta esercitava su quelli vicini. Questi piccoli disturbi sono stati la spia che ha permesso di calcolare il raggio e la massa di ognuno dei sette pianeti rocciosi che ruotano intorno a Trappist-1.
In questo modo, ha rilevato Desidera, “si è capito che ci troviamo di fronte a un sistema planetario che contiene pianeti con una densità simile a quella della Terra e che ricevono dalla loro stella una quantità di calore simile a quella che la Terra riceve dal Sole”. Per questo tutti questi nuovi mondi alieni sono “promettenti per avere una densità simile a quella del nostro pianeta, un’atmosfera non troppo densa e acqua liquida in superficie”. La nuova sfida, adesso, è saperne di più sul sistema planetario di Trappist-1 e, in attesa dei futuri giganteschi telescopi basati a Terra, il telescopio spaziale James Webb che la Nasa si prepara a lanciare nel 2018 potrà già dare le prime risposte interessanti. (Il Fatto Quotidiano)