Primi contraccolpi dell’ordine esecutivo con cui ieri sera Donald Trump ha sospeso temporaneamente con effetti immediati tutti i rifugiati e le persone provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica: quelli che erano gia’ in volo per gli Usa sono stati fermati e detenuti agli aeroporti di arrivo. Sul decreto di Trump avvocati e gruppi per la difesa dei diritti umani stanno attivando azioni legali.
Tra i casi segnalati dal Nyt uno riguarda due rifugiati iracheni fermati allo scalo di Ny: Hameed Khalid Darweesh, che ha lavorati per conto del governo Usa in Iraq per 10 anni e Haider Sameer Abdulkhaled Alshawi, giunto negli Stati Uniti per ricongiungersi alla moglie, che ha lavorato come contractor per gli Usa, e il giovane figlio. Gli avvocati che li rappresentano hanno gia’ presentato ricorso e avviato le procedure per una possibile class action. Anche vari gruppi per la difesa dei diritti umani stanno affilando le armi per una battaglia legale.
Iran, applicheremo principio di reciprocità – “La decisione del governo degli Stati Uniti di colpire il popolo iraniano è un affronto a tutte le persone di questa grande nazione”, per questo il governo iraniano “per proteggere la sacralità e la dignità di tutti i cittadini dell’Iran in patria e all’estero” e “per proteggerne i diritti”, “attua il principio di reciprocità”. Lo rende noto un comunicato del ministero degli Esteri iraniano diffuso questa sera e anticipato dalla tv pubblica Irib.
Nel suo ordine esecutivo per impedire l’ingresso di terroristi islamici negli Stati Uniti, il presidente americano ha sospeso per 120 giorni il programma di ammissione di tutti i rifugiati e fino a ulteriore comunicazione l’ingresso di quelli siriani. Per quest’ultimi nel provvedimento non sembra esserci a safezones (zone di sicurezza) (Ansa)